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lunedì 17 dicembre 2007

HTML 5 e la libertà multimediale

Erica Ogg A quanto pare il riferimento al formato Ogg (Vorbis per l'audio e Theora per il video) è scomparso dalle specifiche del prossimo venturo HTML 5. Ad aprire le danze era stata Nokia che in un suo documento aveva espresso ridicole perplessità riguardo il formato Theora ritenendolo a rischio brevetti. Per chi non lo sapesse la Xiph Foundation si occupa di produrre formati multimediali che siano totalmente esenti da brevetti e completamente redistribuibili: la scusa di Nokia non regge. Allora perché avversare il formato libero e aperto? Soldi, ovviamente. Infatti i formati Vorbis e Theora non prevedono i lucchetti digitali e ciò va contro gli interessi degli utenti delle major.
A questo punto i miei cari lettori si chiederanno: perché mai parlarne su questo blog? Perché oltre a Nokia, contro i formati aperti, si sono schierate anche Microsoft e la sua sorellina di sempre: la nostra amata Apple.
E ancora: esattamente, di cosa stiamo parlando? Mi spiego. Avete presente i video di Youtube o altri servizi di video sharing online? Li vedete in un riquadro all'interno di una pagina web dove vengono visualizzati grazie al Flash Player di Adobe (ex Macromedia, R.I.P.). In HTML 5 si vuole andare oltre e permettere l'inserimento degli elementi multimediali embedded che verrano riprodotti direttamente dal browser senza ricorso a plugin esterni (Flash, Quicktime, Windows Cesso Player, e così via). Avere dei codec di riferimento, uno standard aperto e utilizzabile da chiunque voglia realizzare un browser è di vitale importanza: ne va della libertà del web. Se non si sceglie un formato unico allora si rischia di non cambiare la situazione attuale (ogni sito avrà bisogno del suo programmino e l'utente dovrà installarsi tutti i player del mondo, un po' come succede adesso). L'utilizzo di un formato proprietario protetto dai brevetti, invece, porterebbe all'impossibilità di scrivere un browser realmente aperto. Apple stessa usa un motore opensource per il rendering HTML in cui non potrebbe certo essere inserito del codice brevettato, a meno che Apple non voglia cambiare la licenza di WebKit (e sappiate che non può farlo perché WebKit non è suo).
Mi viene in mente un esempio surreale: sarebbe come pagare un centesimo all'inventore della radice quadrata ogni volta che si usa un foglio A4. O come dover chiedere il permesso ad un'azienda quando insegnate a leggere ai vostri figli.
Per finire, un accenno sulla posizione di Mozilla a tal proposito. La casa del dinosauro rosso ha dichiarato che loro appoggeranno strenuamente i formati Ogg e derivati e che, comunque vadano le cose, lo supporteranno pienamente nel loro browser. E visto che Firefox non è proprio l'ultimo, chissà che questo non riesca a diffondere l'idea di apertura e libertà che sempre di più sembra mancare in questo mondo disgraziato.

Post Scriptum. La donna nella foto è Erica Ogg. È una giornalista, abbastanza attraente direi. Non c'entra niente con 'sto discorso, semplice assonanza, allitterazione o come diavolo si dica.

lunedì 3 settembre 2007

Apple e Microsoft insieme nei documenti

Se guardate la figura con attenzione noterete che ci sono due fronti. Un fronte è quello a favore di Micro$oft, l'altro contro. In realtà non è così semplice e neanche così banale. Riassumo la storia. OpenOffice.org per salvare i documenti usa il formato aperto OpenDocument che è anche uno standard ISO con il nome di ISO 26300.
Microsoft invece di usarlo nel suo Office ha preferito inventare un nuovo formato per evitare di perdere l'egemonia che ha sul trattamento dei documenti elettronici (testi, fogli di calcolo, etc.) e sta tentando con tutti i mezzi di promuoverlo a Standard ISO. Il formato di Microsoft, chiamato OOXML è sì aperto ma ha delle parti a rischio brevetto (molti standard sono coperti da brevetti) e una documentazione molto lunga (seimila pagine!) e fumosa oltre a contenere numerose lacune e problemi tecnici su cui non mi dilungo. Il formato OpenDocument, invece, è semplice e completamente libero. Nelle votazioni in corso in vari paesi del mondo, numerose aziende stanno votando a favore o contro il formato di Microsoft e Apple ha ufficialmente votato a favore (come riportato dalla figura). Dopo tutto Apple nei suoi computer annovera come punto di forza la possibilità di usare i programmi di Microsoft (ma questa è un'altra storia). E a questo punto non sembra strano che la nuova suite iWork gestisca i formati di un'azienda formalmente concorrente ma si guardi bene dal dare all'utente la possibilità di usare uno standard ISO. Tutto questo mentre Apple dichiara che i suoi prodotti sono dei Tipi aperti e Ampiamente compatibili
Morale della favola. Chi mi invita a premere Control+Alt+Canc dovrebbe pensare che egli o ella lo sta già facendo ma non lo sa. Meglio essere consapevoli.