giovedì 28 giugno 2007

Tre super computer su cinquecento basati su Mac.

Ogni sei mesi viene pubblicata una mappa dei cinquecento computer più potenti al mondo, quelli che vengono chiamati Super Computer.
E anche in questo caso Mac batte Windows, sorpassandolo del 50%: infatti i super computer basati su Windows sono solo due, mentre quelli basati su Mac OS sono un numero enormemente maggiore: tre. I conti sono presto fatti.
Torniamo ad essere seri. E' ovvio che il sistema di casa Apple è troppo rigido e chiuso per poter essere adattato a realtà diverse i microcalcolatori che si trovano nelle case e negli uffici. Ed è per questo che 389 super calcolatori sono equipaggiati con Linux: 389 a 3 è veramente uno scontro impari.
Per fare calcoli seri servono sistemi operativi seri, che non stiano lì a piangere se qualcuno li modifica violando la loro proprietà intellettuale ma che incoraggi i cambiamenti. Serve un'apertura mentale che in Apple è dura a venire.
Serve Linux
. O i sistemi BSD veri.

domenica 24 giugno 2007

Chiuso

Non sono tanti gli utenti Apple che si fidano ciecamente della mela, ma sono, purtroppo per loro, sono fin troppi.
Se leggo su un blog che Apple sta sbagliando quattro cose, mi fa piacere vedere in giro un po' di consapevolezza, anche se mi verrebbe da dire che le cose che Apple sbaglia (e stiamo parlando di rapporto con gli utenti, non di strategie di mercato) sono molte di più.
Inoltre, se leggo un commento a quel post, mi accorgo che la gente è ormai deviata e che Apple ha instaurato un qualche tipo di fede monoteista da abbindolamento, di cui non finisco mai di stupirmi.
Vengo e mi spiego. Tra le quattro cose sbagliate c'è

Hardware completamente chiuso, anche se con gli ultimi modelli di MacPro o MacBook la situazione è migliorata e sembra sul punto di cambiare

E qui parte il primo chiarimento: le cose stanno cambiando soprattutto perché i nuovi computer di Apple sono in tutto e per tutto dei PC: stessi processori, stesse memorie, stessi chipset, stessi dischi. La pubblicità dovrebbe essere "Ciao, io sono un PC" - "Ciao, anch'io sono un PC".
Ed è proprio questa la cosa divertente, quando a proposito di hardware chiuso:
Beh, questa la posso anche accettare se le cose funzionano bene.

Caro Saint Andrés, hardware chiuso e funzionare bene non hanno nulla in comune: si può avere un hardware aperto ma progettato per funzionare senza alcun problema. Perché hardware chiuso non significa impossibilità di cambiare dischi, memoria e processore, ma significa impossibilità di sapere cosa c'è dentro la scatola e, quindi, fiducia cieca senza poter conoscere come vengano trattati i nostri dati, perché di quello si tratta. E questo, come è ovvio, è cosa cattiva e sbagliata.

E' facile sbagliare i conti



Antonio Dini
sa scrivere bene, bisogna ammetterlo, però ha un po' il vizio di falsare le informazioni che fornisce sul sito Macity, altro sito di sole buone notizie e pubblicità a prodotti più o meno utili. In un suo articolo, chiamato epicamente "La terza guerra dei browser", parla di come Safari sia candidato a diventare più diffuso. Ho già smentito con i numeri questa affermazione in un mio precedente post. Nello stesso articolo, Antonio Dini dice testualmente:
E ricordiamoci che iTunes viene scaricato più velocemente di Firefox (500 mila copie al giorno contro 100 mila di quest'ultimo)

un'affermazione vera e falsa allo stesso tempo. E' vera perché i numeri sono esattamente quelli, ma è falsa perché include anche tutti i download di iTunes per gli aggiornamenti. Infatti iTunes non include un sistema interno di aggiornamento per scaricare solo la differenza dalla precedente versione: bisogna riscaricare di nuovo tutto iTunes, parecchie decine di MegaByte, e questo per ogni piccolo numerino che cambia nella versione. In Firefox, invece, gli aggiornamenti, che sono automatici, prevedono di scaricare una frazione di MegaByte e non tutto il software, facendo risparmiare tempo e banda, e non andando ad incrementare dei contatori, che visto l'antiquato meccanismo di iTunes, sono necessariamente falsati.
Per tanto, se si vuole parlare di numeri, lo si faccia con consapevolezza e correttezza, evitando di essere l'Emilio Fede della mela morsicata.

giovedì 14 giugno 2007

Safari - Statistiche di utilizzo



Apple ha rilasciato Safari per Windows, e la cosa si fa succosa (l'assonanza è voluta).
L'intento di Apple, almeno secondo alcuni, è quello di entrare in competizione con i due browser più affermati, Firefox e Internet Explorer. Anzi, senza essere troppo presuntuosi, l'obiettivo è quello di prendere il posto di Firefox come secondo arrivato, poiché il prima di Internet Explorer non viene di certo messo in dubbio: è infatti il browser preinstallato sul sistema operativo più diffuso.
Safari è, invece, il browser preinstallato su tutti i sistemi Mac da un po' di anni a questa parte ma nonostante questo stenta a decollare.
Diamo un'occhiata alle statistiche pubblicate da W3School, di cui estrapolo i dati per il mese di maggio e metto tra parentesi la differenza con aprile:
Internet Explorer 7: 19,2% (+0,1%)
Internet Explorer 6: 38,1% (-0,3%)
Firefox: . . . . . . 33,7% (+0,8%)
Safari: .. . . . . . 01,5% (-0,1%)
Opera: . . . . . . . 01,6% ( INV )

Da questo elenco ho trascurato Mozilla (che comprende Netscape e la Mozilla Suite) e Internet Explorer 5.
Vediamo ora i dati che riguardano l'utilizzo dei sistemi operativi, sempre nel mese di maggio:
Windows: 87,4%
Linux: . 03,3%
Mac: . . 03,8%
Da questi dati risulta che il 3,8% usa un Mac, ma allo stesso tempo solo l'1,5% del totale usa Safari. Questo significa, banalmente, che solo il 40% degli utenti Apple usa Safari, nonostante Safari sia preinstallato. Il restante 60% preferisce perdere un po' più di tempo e usare Safari per scaricare Firefox oppure Opera.
Mentre Microsoft è riuscita ad imporre Internet Explorer preinstallandolo sui suoi sistemi operativi (questa fu la prima guerra dei browser) Apple non è riuscita nel medesimo intento e nonostante questo cerca ora di giocare in trasferta una partita che non ha ancora vinto neanche in casa.

lunedì 4 giugno 2007

Ad occhi chiusi



Su Macity leggo che Apple non ha ancora fatto dichiarazioni riguardo la marchiatura nascosta all'interno dei file privi di DRM venduti su iTunes Store. E proprio per far fronte a questo silenzio ci pensa Fabrizio Frattini, dicendo che
Anzi qualcuno sembra escluderlo attribuendo le differenze tra lo stesso file scaricato con account diversi al sistema con cui il file tiene traccia delle proprie modificazioni. In pratica un file è diverso dall'altro a seconda della data e dell'ora in cui viene scaricato e per questo i due file hanno dimensioni differenti.
Ovviamente si parla di qualcuno, nessuna fonte citata, mentre ci sono delle fonti autorevoli che paventano il pericolo per la privacy degli utenti. Inoltre, anche ammettendo che Apple abbia inserito la data nel file, perché nasconderla nel flusso musicale del file, invece che scriverla nei tag che pure sono previsti?
Inoltre, perché trattare così quegli utenti onesti che pagano per avere i file? Che razza di incentivo è se un utente che preferisce non rischiare nulla può facilmente scaricare i brani dalle reti Peer-To-Peer?
E tanti utenti Apple pensano sia meglio tenere gli occhi chiusi, per non vedere la propria fede ricambiata con la malafede.

PS: La sapete la differenza tra televisore e televisione?

sabato 2 giugno 2007

Protezionismo globalizzato

Che bello! Oggi mi sono arrivati dei dischi dal Sud Africa e dei pennarelli Pantone dagli Stati Uniti. Che gran cosa che è la globalizzazione! Peccato che Apple non la pensi così, tanto che ha pensato di dividere il suo negozio online iTunes Store nazione per nazione.
Così che non è possibile per chi si trova in Italia comprare un brano o un video nello store statunitense o in quello francese. Dopo tutto lo diceva anche Cesare: Divide et Impera (dividi e comanda). Ovvero: non dare troppa libertà agli acquirenti, per poterli controllare meglio.
Nel frattempo anche l'Unione Europea chiede il perché di questa divisione (per lo meno all'interno del vecchio continente). Bisogna aspettare lunedì.
Nel frattempo godiamoci una domenica a Milano.